lunedì 25 ottobre 2010

Omo River Etiopia

L'etiopia è un grande ed incredibile mosaico di razze e di etnie, un incrocio di culture e religioni.
Ho fatto un viaggio nel grande e selvaggio sud lungo il corso del fiume OMO e dintorni, fin dove il fiume con le sue acque limacciose si getta nel lago Turcana posto quasi totalmente in Kenia.
Sono le terre degli  Hamer, dei Galeb, dei Karo, dei Mursi, degli Ari, dei Banna, dei Surma.
Culture animiste sopravissute alla civiltà. (non so per quanto tempo ancora, viste le grandi antenne installate con i ripetitori che sovrastano i miseri villaggi segno inequivocabile dell'avanzare di quel progresso che a volte tale non è) Ogni etnia ha mantenuto una sua continuità nelle tradizioni e nei costumi forse grazie all'isolamento e all'ostilità reciproca in cui ha vissuto per secoli.
Paesaggi incantevoli di verdi colline, grandi piantagioni di mais e di cotone, bananeti rigogliosi, laghi pescosi, savana punteggiata da grandi acacie sulle cui fronde nidificano centinaia di specie di uccelli, fra cui i singolari e abilissimi tessitori. Purtroppo però il caldo torrido, le grandi piogge, le malattie, rendono queste terre inospitali,causano migrazioni e scontri fra le etnie per difendere i pascoli e le sorgenti. L'acqua e l'approvigionamento della stessa è l'elemento che scandisce il ritmo delle giornate, andare al pozzo,spesso lontano dal villaggio, portare le mandrie all'abbeverata.  Il ritmo della settimana invece è scandito dalla successione dei mercati coloratissimi, sono luoghi di scambio, d'incontro e di socializzazione. Non c'è giornale ne televisione ne lingue scritte, (quelle delle tribù) il linguaggio è quello dei corpi  dipinti o scarificati, delle acconciature sofisticate, dei monili, dei piattelli labiali e auricolari, degli abiti in pelle adorni di conchiglie e perline. Noi FRERENJI (uomini bianchi) cosi grassi e pallidi e vestiti, siamo elementi dissonanti fra i loro corpi  dalle forme armoniche dove la pelle scura dipinta con terra color bianco e ocra rossa, è un vestito di bellezza e di primordiale sensualità. Anche le deturpazioni, le cicatrici, le frustate durante il rito del salto dei tori, l'omicidio stesso possono essere giudicate come usanze barbare e primitive, e lo sono sicuramente col nostro metro di giudizio, ma per quelle popolazioni significano sopratutto identità e senso di appartenenza, qualcosa che noi, uomini della globalizzazione abbiamo irrimediabilmente perso.
Viaggio effettuato con AnM in ottobre 2010
Vincenzo Garoia

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